venerdì 12 giugno 2020

Sintesi finale. STEP#24

Siamo giunti alla conclusione del corso, durante questo periodo abbiamo analizzato in modo  dettagliato (fornendo spunti di riflessione) tutto ciò che riguarda e circonda il termine identificazione. All’inizio abbiamo analizzato il suo significato e la propria etimologia, scoprendo particolari linguistici che difficilmente si conoscono.

Successivamente abbiamo seguito un percorso di indagine con un forte rimando al passato, non solo considerando le origini e la storia del termine, ma un’analisi a tutto campo rivolta alla Grecia antica (Mito di Narciso e l’Apologia di Socrate), al Medioevo (esistenza di Dio), al Rinascimento (l’autoritratto di Raffaello e la figura di Leonardo da Vinci ) fino ad arrivare a Giacomo leopardi analizzando con lo “Zibaldone” e Il passero solitario” .
È stato particolarmente interessante analizzare il concetto in questione in tempi più moderni, nel 900’ la psicoanalisi prese piede e la presenza dell’identificazione divenne forte tanto da costituire un elemento portante dell’Io freudiano, lo stesso Io su cui “giocò” Pirandello con la sua famosissima opera “Uno nessuno e centomila”.
Una discussione più attuale del termine riguarda la sua presenza nel XXI secolo, ad esempio analizzando i vari aspetti critici ed etici,magari messi in luce facendo uso di utopie che ne incarnano il significato, oppure notando l’importanza chiave svolta in ambito tecnologico.
Concludendo questo percorso di filosofia dell'ingegneria mi sembra doveroso segnalare la presenza dell'identificazione in ambito ingegneristico, dove il problem-solving risulta essenziale in molte cirocostanze, risultando la vera essenza della tecnica, vista come l'applicazione delle conoscenze scientifiche in ambito pratico.




martedì 9 giugno 2020

"L'ultima vittoria" serie TV, STEP#22.

Episodio 1-Il problema nascosto.

Jeremy Ten è uno dei più grandi piloti di Endurance che il mondo abbia mai visto, le sue doti fisiche unite ad uno spiccato ingegno gli permettono di rivaleggiare sempre per il primo posto oppure in rari casi di competere per il podio. Jeremy è consapevole di avere una fortuna enorme, un team di esperti che lavorano in officina progettando e applicando le migliori soluzioni possibili al suo amato veicolo, per renderlo espressione di efficienza e velocità. D'altronde, Jeremy lo sa, un grande pilota ha sempre alle spalle una grande team e in questo caso nessuno potrebbe obbiettare questa affermazione.

La gara più importante si sta avvicinando, la 12 ore di Ronford rappresenta il santo Graal delle competizioni automobilistiche, permettendo al vincitore di porsi in una ristretta cerchia di fuoriclasse che difficilmente la storia dimenticherà. È il 13 giugno e fra soli due giorni la gara avrà inizio, Jeremy, come solito fare, fa dei giri di prova sul circuito per testare le varie parti dell’automobile e verificare il feeling con la sua Ferrari 458.Normalmente Jeremy compie prima 5-6 giri per scaldare a dovere le gomme e tutti le parti meccaniche e successivamente compie circa 20 giri alla massima potenza per sollecitare a dovere l’automobile; ma quel giorno non andò così. Continuò a girare per 30 estenuanti giri insospettendo il team, che prontamente andò subito a verificare le varie telemetrie senza riscontrare alcuna anomalia.

Episodio 2-Tra fiducia ed indecisione.

Jeremy scese dall’auto con un viso sconfortato e provato a causa dello sforzo e del caldo estivo. I tecnici ci misero poco a capire che era evidente che durante la guida fosse saltato fuori un problema a cui imputavano quella marea di giri in più, che Jeremy attuò per studiare la natura del malfunzionamento.

Dopo 15 minuti, tempo necessario per rinfrescarsi il viso e fare chiarezza sulla cattiva sensazione che la macchina gli aveva restituito, Jeremy si fiondò dal suo team per descrivere il problema, ma nessuno sembrava capirne la causa non essendo in alcun modo aiutati dai dati raccolti, che non descrivevano alcuna anomalia. Il pomeriggio passò rapidamente, troppo rapidamente, e nessuna soluzione sembrava convincere Jeremy che continuava a lamentare rigidità dell’auto in curva, instabilità e poca maneggevolezza, tutti problemi che sicuramente non gli avrebbero permesso di aspirare nemmeno alle prime 20 posizioniI tecnici però nutrivano un’immensa fiducia in lui e nonostante l’apparente ottima condizione del veicolo, il giorno successivo lo passarono completamente ad implementare  modifiche strutturali e all’assetto, per cercare di rimuovere quella fastidiosa sensazione descritta da Jeremy.La sera prima della gara però la situazione era ormai critica e lo sconforto sommato alla stanchezza accumulata di due ininterrotti giorni di lavoro, si faceva sentire.  

Episodio 3-Verso la vittoria.

La mattina seguente Jeremy si alzò stanco a causa delle pochissime ore di sonno, ma in lui la speranza non era ancora venuta a mancare e continuava ad avere migliaia di idee e possibili soluzioni. Durante la colazione, dopo aver mangiato due uova e alcune fette di pane con burro d’arachidi, si versò dell’acqua nel bicchiere, ma ne versò troppa ed accidentalmente ne usci sul pavimento. In quel momento ebbe l’idea, si fermo e guardò il bicchiere il tempo necessario per riflettere su ciò che aveva appena visto; prese il bicchiere e constatò che essendo eccessivamente pieno d’acqua pesava molto più del necessario, lo posò sul tavolo e corse al box.

Una volta arrivato trovò ancora i suoi tecnici al lavoro, ma bastava vedere le loro facce per capire che oramai la situazione era estremamente drastica.
Jeremy non esitò ed espose la sua tesi: ridurre di 1/8 la quantità di carburante nel serbatoio per ridurre il peso e il carico laterale alla gomma in curva. I tecnici rimasero per un attimo fermi e subito incominciarono ad esprimere il dissenso, perché meno carburante si sarebbe tradotto in più rifornimenti e maggior tempo perso. Jeremy assolutamente convinto della sua scelta chiese ad un suo tecnico di calcolare quanti rifornimenti avrebbe dovuto fare in più rispetto al normale e la risposta non fu incoraggiante, circa 10.Mancano pochi minuti alla partenza, Jeremy si prepara perché sa che sarà una delle gare più impegnative mai svolte e non deve commettere errori.
Il semaforo verde si accese e la gara cominciò, Jeremy subito passo in seconda posizione tallonando il primo di pochi metri, la sensazione che la macchina gli restituiva era ottima e riusciva a guadagnare diversi decimi ogni giro, grazie alla velocità di percorrenza in curva decisamente più alta rispetto ai rivali.
Mancano 2 giri alla fine e Jeremy si trova in terza posizione, nonostante il maggior numero di fermate non aveva perso troppe posizioni, grazie ai sui tempi di netto migliori rispetto alla concorrenza.
È l’ultimo giro, Jeremy tenta il tutto per tutto, e scatena i sui 570 cavalli nella folle impresa di recuperare quel secondo che lo distanzia dalla prima posizione; nella penultima curva, punto in cui andava davvero forte Jeremy, riuscì a sorpassare il rivale e si fiondo verso l’arrivo conquistando la sua meritata vittoria.

sabato 6 giugno 2020

L'etica dell'identificazione. STEP#21



Fonte:https://www.google.com/search?q=etica&client=firefox-b-d&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=2ahUKEwjW06768O_pAhUfAxAIHceTDiEQ_AUoAXoECAwQAw&biw=2048&bih=1010#imgrc=PIpxsUO9ntmRXM

L’etica possiamo definirla come un’indagine filosofica attorno ad un concetto volta a valutarne i vari effetti, positivi e negativi, che posso riguardare la sua possibile applicazione in un contesto sociale, naturale ed economico.

L’indagine attorno all’identificazione, a cui stiamo lavorando da tempo, ci ha portato in modo quasi involontario a farci ragionare in modo etico-critico su ciò che circonda questo termine. Premetto che queste considerazioni sono del tutto personali, quindi non sono assolutamente da considerare come verità assolute, anzi, sarebbe interessante innescare nel lettore la spinta critica che permette di valutare i vari impatti etici della parola.

Abbiamo avuto modo di vedere che l’identificazione è un concetto molto ampio che spazia in diversi campi, in particolare sottolineo l’importanza nel campo della psicologia, visto che tutt’ora è ritenuta la principale responsabile della costruzione e rielaborazione dell’io personale. L’indagine che ho effettuato l’ho fatta convergere nell’aspetto più razionale del termine, visto che interviene in modo consistente durante l’attività raziocinante. L’identificazione ci permette, o meglio pone le basi, per valutare una determinata questione, vien quindi spontaneo capire che la genuinità dell’identificazione (interpretata come percezione di un determinato problema o di una determinata situazione) è fondamentale per non essere fuorviante nei confronti processo razionale che ne consegue e che permette di esprimere una scelta o di definire un'opinione. Sulla base di quanto detto, ritengo che l’identificazione intervenga in modo assolutamente positivo soprattutto al giorno d’oggi, in una società basata sul sapere scientifico, massima espressione della razionalità umana; fare ampio uso dell’identificazione fonda anche la stessa etica, che si pone come principale obbiettivo quello di determinare cos’è giusto e cos’è sbagliato. Un maggiore uso dell’identificazione avrebbe un impatto a 360 gradi sella società, sulla natura e sul rapporto uomo e progresso, migliorando i vari aspetti in modo visibile e rendendo il mondo libero dalla schiavitù delle decisioni affrettate e dell’ignoranza.

Estremizzando il processo identificativo però si giunge ad un punto dove la situazione risulta controproducente, siccome si allungherebbero eccessivamente i tempi di indagine e si cadrebbe in una condizione di stallo decisamente dannosa; bisogna quindi tenere presente che questo processo va controllato in modo da permettere di avere un’idea chiara di ciò che si analizza, senza perdersi in eccessivi dilungamenti che non apporterebbero nessuna miglioria sulla qualità dell’indagine.