Fonte: https://www.google.com/search?q=coronavirus+wikipedia&client=firefox-b-d&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=2ahUKEwjWo9SIs5LpAhXvyKYKHX2bACoQ_AUoAXoECAsQAw&biw=2048&bih=1016#imgrc=fn8PHHLIp-GlSM
Durante questo terribile periodo contrassegnato dalla
presenza del COVID-19, che ha completamente rivoluzionato il nostro modo di
vivere in pochissimo tempo, ho voluto indagare la presenza del mio termine in
questa particolare situazione.
Sono rimasto particolarmente sorpreso su come “l’identificazione”
abbia svolto un ruolo chiave fin dall’inizio dell’epidemia, difatti inizialmente
si è cercata l’origine del contagio convergendo nella comune idea che sia stato
portato da un piccolo mammifero: il pipistrello.
Difatti è noto che questo piccolo animale sia un gran
portatore di malattie a causa del suo particolare sistema immunitario che
vivendo in un perenne stato di infiammazione (per cercare di sopperire l’esosa
richiesta energetica e la conseguente produzione di numerosi metaboliti di
scarto), riesce a fronteggiare l’attacco di molti virus che si insediano nel
suo folto manto.
Ma anche sul suolo italiano “l’identificazione” fa da
protagonista, basti pensare alle intense settimane passate alla ricerca del cosiddetto
paziente 0, oppure al continuo lavoro degli scienziati che cercano di definire
sempre meglio questo virus, al fine di creare una cura/ un vaccino.
In conclusione bisogna ammettere che questa malattia,
essendo nuova, è inequivocabilmente contraddistinta dell’identificazione, che
ne sta caratterizzando il decorso, e su cui si fonda la ricerca, che sfidando
il tempo, cerca di porre fine a questa piaga.
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